Il decisivo ruolo di Felipe VI nel contrasto dell’epidemia in Spagna

In questo momento di crisi, in cui la comunità internazionale sta affrontando la sfida del COVID-19, un caso degno di menzione è indubbiamente quello della Spagna di Re Felipe VI. 

A differenza, infatti, del comportamento di molti Capi di Stato e di Governo che si limitano spesso ad emanare decreti d’emergenza tra le mura del proprio ufficio, Felipe VI di Spagna sta agendo da vero Re, mantenendo alto il prestigio dell’Istituzione Monarchica nel difficile momento che la Spagna, e il mondo, sta attraversando.

La Penisola Iberica, insieme all’Italia, risulta essere uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla diffusione del virus, che ha messo a dura prova la capitale Madrid ed il sistema sanitario spagnolo. Felipe VI, durante i suoi 6 anni di regno, ha già vissuto molte situazioni difficili – attacchi terroristici, paralisi politiche, governi fragili, sfide separatiste -, ma anche oggi come allora Sua Maestà si sta dimostrando all’altezza del proprio ruolo. Di fronte all’emergenza, infatti, il Re e l’intera Famiglia Reale hanno immediatamente mobilitato tutti i mezzi di cui dispongono per combattere l’epidemia ed aiutare a ridurne gli effetti. Oltre al toccante discorso alla Nazione dello scorso 18 marzo in cui il Re ha fatto appello all’unità nazionale ed ha infuso speranza alla Spagna, Felipe VI ha anche inviato l’intera Guardia Reale (circa 1500 effettivi) per le strade e nelle case delle persone più anziane per aiutare a combattere il virus, mentre egli stesso, grazie ai suoi contatti internazionali di alto livello, si è prodigato per ottenere aiuti sanitari di ogni genere, riuscendo ad ottenerne in gran numero ed in breve tempo, nonostante la carenza data dall’elevatissima domanda. Per di più, il Re ha tenuto a visitare personalmente l’ospedale da campo costruito nell’IFEMA (la Fiera di Madrid) a tempo di record per sopperire alla mancanza di letti per i pazienti; proprio all’interno della struttura, con le dovute precauzioni, il Monarca ha poi tenuto un sentito discorso di ringraziamento da parte di tutta la Famiglia Reale per gli immani sforzi compiuti dal personale medico e infermieristico nella lotta contro l’epidemia, e rimanendo poi in contatto con i responsabili degli ospedali spagnoli e con altri Capi di Stato grazie a videoconferenze. 

“Il Re si è prodigato per ottenere aiuti sanitari di ogni genere, riuscendo ad ottenerne in gran numero ed in breve tempo, nonostante la carenza data dall’elevatissima domanda”

L’esemplare e coraggioso comportamento che Felipe VI sta tenendo in questo delicato frangente ci riporta alla memoria le azioni compiute in situazioni analoghe dalla Famiglia Reale italiana in un passato non troppo lontano, ma spesso dimenticato, del nostro Paese. Difatti, quando nel 1884 Napoli venne colpita da un’epidemia di colera, il Re Umberto I, non appena gli giunse la notizia, pronunciò la celebre frase: “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore: io vado a Napoli!”. All’arrivo, il Re fu salutato con viva commozione da parte della popolazione napoletana ed egli, non curandosi di un possibile contagio, si recò in visita in tutti i quartieri più poveri e maggiormente colpiti dall’epidemia per portare aiuti e conforto alle persone, rifiutandosi categoricamente di lasciare la città, e guadagnandosi così l’appellativo di “Re Buono”. Un altro episodio da non dimenticare è quello del terribile terremoto che rase quasi del tutto al suolo le città di Messina e Reggio Calabria all’alba del 28 dicembre 1908. Il Re Vittorio Emanuele III, succeduto al padre Umberto I assassinato nel 1900, si precipitò immediatamente a Messina insieme a sua moglie, la Regina Elena, per coordinare i soccorsi; in questa occasione fu proprio la Regina Elena a distinguersi particolarmente poiché, mentre il Re tentava l’impossibile per far convergere sul luogo del disastro il maggior numero di navi e uomini possibile, ella, semplicemente vestita da infermiera, si prodigò in prima persona per soccorrere gli innumerevoli feriti, ricevendo la profonda ammirazione da parte di tutti.

È specialmente nei momenti più difficili che si nota davvero, dunque, cosa significhi per una Nazione essere retta, e protetta, da una monarchia: il Re è un tutt’uno con il suo Paese e il suo popolo, e si prodiga per essi come fossero suoi figli. Lo stesso Santiago Abascal, presidente del partito politico spagnolo Vox, di recente ha infatti detto “fortunatamente, ci sono persone che brillano nei momenti peggiori, come il Re”, poiché rimasto stupito dall’ammirevole comportamento di S.M. Don Felipe VI.

Per concludere, su questo pregevole esempio, noi Giovani Monarchici ci auspichiamo che pari umanità, coraggio e decisione nell’affrontare l’epidemia verranno fatti propri dai governanti di tutti i Paesi cosicché, insieme, riusciremo presto ad uscire da questo difficile momento.

Gabriele Abete
Delegato città di Roma, Giovani Monarchici

[ENGLISH VERSION]

At this time of crisis, when the international community is facing the challenge of COVID-19, one case worth mentioning is undoubtedly that of the Spain of King Felipe VI. 

In fact, unlike the behaviour of many Heads of State or Government who often confine themselves to issuing emergency decrees between walls of their office, Felipe VI of Spain is acting as a true King, maintaining high the prestige of the Monarchy Institution in the difficult moment that Spain, and the world, is experiencing.

The Iberian Peninsula, together with Italy, is one of the countries most affected by the spread of the virus, which has severely tested the capital Madrid and the Spanish health system. Felipe VI, during his six years of reign, has already experienced many difficult situations – terrorist attacks, political paralysis, fragile governments, separatist challenges – but today as well as then His Majesty is measuring up to his role. Faced with the emergency, the King and the entire Royal Family immediately mobilised all the means at their disposal to fight the epidemic and help reduce its effects. In addition to the poignant speech to the Nation on March 18, in which the King appealed to national unity and gave hope to Spain, Felipe VI also sent the entire Royal Guard (approximately 1500 troops) to the streets and homes of older people to help combat the virus, while he himself, through his high-level international contacts, worked to and obtained medical devices in large number and in short time for every person, in spite of the shortfall in demand. Furthermore, the King has personally visited the field hospital built at IFEMA (the Madrid Fair) in record time to overcome the lack of beds for patients; it was within the structure, with the necessary precautions, that the Monarch then gave a heartfelt thank-you speech from the entire Royal Family for the enormous efforts made by medical and nursing staff in the fight against the epidemic, and then remained in contact with the heads of the Spanish hospitals and other Heads of State through video-conferences. 

The exemplary and courageous behavior that Felipe VI is taking on this delicate occasion brings to mind the actions of the Italian Royal Family in similar situations in the not-too-distant but often-forgotten past of our country. Indeed, when Naples was hit by a cholera epidemic in 1884, King Umberto I, as soon as he heard the news, said the famous phrase: “In Pordenone, people celebrate, in Naples people die: I’m going to Naples!” On his arrival, the King was greeted with deep emotion by the Neapolitan population and he himself, not caring for a possible contagion, visited all the poorest and most affected neighborhoods to bring relief and comfort to the people, categorically refusing to leave the city, and thus gaining the nickname “The Good King”. Another episode that must not be forgotten is the terrible earthquake that almost completely destroyed the cities of Messina and Reggio Calabria at dawn on 28 December 1908. King Vittorio Emanuele III, who succeeded his father Umberto I, who was assassinated in 1900, rushed immediately to Messina with his wife, Queen Elena, to coordinate relief efforts; on this occasion, it was Queen Elena who distinguished herself in particular because, while the King was trying the impossible to bring as many ships and men as possible to the site of the disaster, she, simply dressed as a nurse, did her best to help the countless wounded, receiving the profound admiration of all.

It is especially in the most difficult times that one really notices, hence, what it means for a Nation to be upheld, and protected, by a monarchy: The King is one with his country and his people, and he works for them as if they were his children. Indeed, Santiago Abascal, the president of the Spanish political party Vox, recently said, ‘fortunately, there are people who are shining in the worst of times, such as the King’, as he was amazed at the admirable behavior of H.M. Don Felipe VI.

To conclude, on this good example, we, the Giovani Monarchici, hope that equal humanity, courage and determination in tackling the epidemic will be taken over by the leaders of all countries so that, together, we will soon be able to get out of this difficult moment.

Gabriele Abete
Rome City Delegate, Giovani Monarchici

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